Grizzly Expedition – Diario di bordo – 2° settimana

Continuiamo con il resoconto delle giornate della Grizzly Expedition durante la 2° settimana:

16 agosto 2011

Arrivati all’aeroporto ci imbarchiamo per Gustav su un piccolo aereo a 6 posti (ci hanno chiesto anche  il peso!!!). Il capospedizione è seduto a fianco al pilota… un’esperienza stupenda!!

Arrivati a Gustav troviamo Michel, marito della proprietaria, che mentre ci accompagnava al suo B&B ci ha descritto tutta la vegetazione del posto. Dopo aver conosciuto l’intera famiglia, iniziamo a sentirci come se fossimo a casa… decisamente un’ottima accoglienza!! Tra l’altro ci ripreparano la colazione (alle ore 10.00) che siamo “costretti” a mangiare.

Alle 12 ci prepariamo per la whale watching ossia ci imbarchiamo su un piccolo battello a 24 posti diretto verso il largo per avvistare le balene solite a vivere in questa zona.

Aspettiamo pochissimo e vediamo subito le balene nuotare tranquillamente davanti a noi alcune facendo anche dei meravigliosi salti fuori dall’acqua.

Il viaggio ha avuto una durata complessiva di 4 ore e siamo tornati in albergo completamente fradici dopo aver ballato un sacco, tipo rock ‘n’ roll.

Prima di cena intervistiamo il big boss, uno dei maggiori esperti dell’isola nel campo meteorogico e ambientale, che ci conferma che il progetto HAARP sui cambiamenti climatici è una realtà, per cui dobbiamo riflettere meglio sulle persone che ci governano.

Notte a Gustav con cena a base di granchi o meglio di un mega granchio… è  la prima volta per tutti noi, per cui ci devono fare un breve corso su come mangiarlo. Domani Glaciar Bay, speriamo che il tempo migliori.

17 agosto 2011

Sveglia all’alba con mega colazione; decidiamo di mantenerci leggeri e non mangiare uova e salsiccia mentre Giorgio prova i French Toast: due mega fette di pane completamente ricoperte di burro e con una cremina di produzione locale.

Tanto per cambiare piove e il sig. Michael del B&B ci accompagna al porto per prendere la nave diretta a Glaciar Bay.

Date le condizioni meteo, la mattina non riusciamo a vedere il paesaggio circostante.

Vediamo un paio di ghiacciai e anche qui assistiamo in diretta al distacco di un blocco di ghiacciaio. E’ strepitosa la sensazione che si prova quando si sente boato che precede la caduta del ghiaccio, sembra una vera e propria esplosione.

La guida ci conferma che alcuni ghiacciai stanno arretrando mentre altri avanzano, vedendo le mappe storiche notiamo che si sono arretrati anche di 30-40 km.

Quando arriviamo al ghiacciaio più importante della giornata, il cielo miracolosamente si apre e possiamo vedere l’immenso Ghiacciaio.

Nel pomeriggio partiamo per Skagway con un aeroplanino, vedete le foto.

Il pilota per metà viaggio ha sbadigliato, improvvisamente ha deciso di far una piccola deviazione alla rotta per la città e incredibilmente ci ha portati ha sorvolare uno dei ghiacciai incontrati lungo il percorso. Tutto questo è documentato da un video che sarà online dopo il nostro rientro.

Atterrati a Skagway, visita della cittadina dotata di tutti i servizi.

Domani partenza per Whitehorse lungo il White Pass e Yukon Road

18 agosto 2011

Arriviamo alla stazione di Skagway per prendere un “treno di altri tempi” per viaggiare lungo il White Pass e Yukon Road e rivivere i momenti della corso dell’oro.

Anche oggi la visibilità non è il massimo e in molti tratti non riusciamo ad apprezzare il panorama circostante. Intorno alle 10.00 arriviamo a Lake Bennet ci fanno scendere per offrirci un pranzo composto da una buonissima zuppa di carne e verdure, pane e dolce.

Al termine del pranzo, ci descrivono il paesaggio circostante e il lago di origine glaciale nelle vicinanze.

Dopo una pausa di circa 2 ore riprendiamo il viaggio per Carcross dove prenderemo un autobus per Whitehorse, capitale dello Yukon, dove arriviamo nel primo pomeriggio.

Il tempo di lasciare le valige in albergo e ci rimettiamo subito in cammino per visitare i dintorni. La cittadina è veramente piccola; vediamo la vecchia chiesa di tronchi e la Klondike, un piroscafo a ruota; percorriamo un sentiero che costeggia lo Yukon River.

Domattina partiremo per Vancouver per iniziare un nuovo viaggio attraverso le montagne rocciose del Canada.

19 agosto 2011

Partenza per Vancouver dove arriviamo in tarda mattinata.

Ci sorprendiamo della piacevole temperatura estiva e decidiamo subito di “riporre” definitivamente sia le nostre giacche a vento che i pile nelle nostre valige.

Prendiamo l’auto e ci dirigiamo verso l’albergo per lasciare le valige e goderci il pomeriggio con una breve visita della città che ci appare subito molto dinamica e pulita.

Visitiamo lo Stanley Park, uno splendido parco frequentato prevalentemente dagli amanti dello sport ma anche da chi vuole semplicemente farsi una rilassante passeggiata immerso nella natura.

Vediamo scoiattoli e procioni ormai abituati alla presenza dall’uomo, poiché molta gente gli attira con la scusa del cibo. Purtroppo questo è un peccato perché si modificano le abitudini alimentari degli animali.

Domani giornata di trasferimento per Kamloops ma ritorneremo a Vancouver nei prossimi giorni per apprezzarla meglio….

20 agosto 2011

Partenza per Kamloops con breve sosta a Burnaby, cittadina ad est di Vancouver, per visitare una collezione di totem della popolazione nativa Ainu, che ricordano il gemellaggio tra Burnaby e Kushiro (Giappone), nonché  avere una visione dall’alto della citta di Vancouver.

Riprendiamo il viaggio senza particolari note di rilievo lungo il percorso ad eccezione di quando entriamo nel vivo delle montagne rocciose.

Zone  verdi, e in alcuni tratti coltivate, intervallate da zone aride e secche. Negli ultimi anni ci sono stati degli incendi che stanno portando alla desertificazione dei territori. Tutto questo sta creando dei seri problemi all’ecosistema del luogo e anche alle infrastrutture, ad esempio la ferrovia rischia di essere interrotta in alcuni tratti per colpa di frane.

Si vede come la mano dell’uomo stia limitando la desertificazione, installando coltivazioni intensive e allevamenti di bestiame… e se questa fosse stato voluto? Mi viene il dubbio che gli incendi forse siano anche stati appiccati dall’uomo per recuperare terra ai bellissimi boschi canadesi.

Oppure un’altra motivazione è scritta nei passi di questo articolo di giornale:

I canadesi denunciavano la situazione delle foreste messe in pericolo da un’autentica peste, che in meno di due anni avrebbe poi ucciso più di un miliardo di pini, devastando dieci milioni di ettari”. Non solo un problema canadese, anzi. “Si sta rapidamente spostando verso il nord-est degli Stati Uniti, puntando le foreste del Montana”. A diffondere la peste, “un esercito di minuscoli e insidiosissimi mountain pine beetle: scarafaggi dei pini di montagna, il cui nome scientifico è dendroctonus ponderosae”. Tecnicamente, coleotteri. Sono proprio le larve di questo insetto grande pochi millimetri, deposte al caldo delle cortecce dei pini, a provocare la morte di robusti alberi secolari. Se la madre depone le sue uova scavando un tunnel dritto all’interno del tronco, durante tutto l’inverno le larve scavano invece gallerie a novanta gradi che “cercinano”, questo il termine tecnico, la pianta. Ne distruggono il sistema circolatorio della linfa, provocando, di fatto, la morte dell’albero. Spiegazione: fino a poco tempo fa, il processo rispettava l’equilibrio naturale: il dendroctonus colpiva principalmente alberi anziani e malati, meno resinosi e quindi più facili da attaccare. Gli inverni rigidi, che da queste parti registrano i 40 sotto zero, decimavano larve e coleotteri. Ma ora che gli inverni sono più miti, sopravvive un numero maggiore di larve, che d’estate si schiudono e attaccano in massa nuovi alberi. Gli insetti hanno ormai raggiunto zone dove le temperature sono più temperate e nemmeno un inverno particolarmente rigido è in grado di fermarne la crescita. E la loro prossima offensiva. Va inoltre considerato che quest’ultimo inverno nordamericano, malgrado le mega-nevicate, “è stato, globalmente, il secondo inverno più caldo da quando abbiamo cominciato a misurare le temperature 130 anni fa”. Ma la catastrofe della British Columbia non è soltanto la perdita degli alberi. Queste foreste, che un tempo erano un prezioso alleato nell’assorbimento di Co2 si stanno infatti trasformando in ulteriore minaccia perché, una volta morti, gli alberi sono ancora più facilmente infiammabili e si propagano quindi gli incendi, naturali o dolosi. Problema nel problema: soltanto gli incendi sono in grado di frenare i pine beetles, che trasmigrano di albero in albero e non volano su lunghe distanze.

I cambiamenti climatici sono stati repentini: e oggi l’azione devastante degli insetti provoca emissioni di Co2 superiori a tutte le attività umane svolte nella regione. Paradossalmente, anche la politica antincendi sta peggiorando la situazione”. Quindi, quali sono le possibili soluzioni? “Portare via gli alberi morti, utili per l’industria del legname e alternative al taglio di alberi sani. E con un piano immediato di rimboschimento, piantando milioni di semi”. Il governo canadese, che pure si è attivato riciclando parte degli alberi , ora tentenna. E in attesa di sviluppare un piano d’emergenza continua a proporre le foreste di British Columbia come meta turistica “

Superiamo la cittadina di Savona, piccolo centro di case, molto curato ma privo di servizi.

Arriviamo a Kamploops in serata il tempo di una visita al piccolo centro dotato di tutti i servizi e rientro in albergo.

Dalla televisione apprendiamo della moria di salmoni che si sta verificando in queste zone per la nube tossica causata dalla centrale nucleare giapponese, ancora oggetto di recente cronaca.

21 agosto 2011

Giornata di trasferimento da Kamploop  a Banff.

Attraversiamo il Roger Pass e ci fermiamo a fare una breve sosta al Lago Luise e Lago Moreine  famosi per la presenza di ghiacciai; qui si possono noleggiare anche le canoe canadesi per un  tranquillo giro sul lago per apprezzare appieno il paesaggio circostante e lontani dalla folla di turisti. Unica nota dolente del  lago Luise è la presenza di un enorme struttura adibita ad albergo e ristorante  e di notevole impatto sull’ambiente circostante, una vera e proprio deturpazione del paesaggio da parte dell’uomo.

Ci rimettiamo in macchina e vediamo alcuni Big Horn che camminano tranquillamente ai lati della strada incuranti delle macchine.

Arriviamo a Banff nel tardo pomeriggio e spostiamo in avanti di un ora i nostri orologi.

Banff ci appare una cittadina molto piacevole e simile alla nostra Cortina D’Ampezzo, attiva per la presenza di molti turisti.

22 agosto 2011

Giornata dedicata all’esplorazione del Banff National Park, che insieme al parco di Jasper e di Yoho, festeggiano quest’anno il loro centenario dalla fondazione.

Ci dirigiamo subito al Visitor Center dove paghiamo l’ingresso per i parchi di Banff e quello di Jasper che vedremo nei prossimi giorni.

Ci dirigiamo subito al Johnson Canyon per vedere le Lower e le Upper Falls, due belle cascate raggiungibili tramite un sentiero di circa 3.6 Km;

Riprendiamo l’auto e lungo il percorso incontriamo un bellissimo orso nero che si aggira indisturbato per il parco.

Ci dirigiamo al sentiero denominato“Tunnel Montain” dove, raggiunta la vetta, si può godere di una meravigliosa vista panoramica su Banff e sui  monti del parco.

Nel pomeriggio visita al Johnson Lake e al Minnewanka Lake dove Giorgio fa una bagno nelle acque gelide del lago per recuperare i suoi occhiali, accidentalmente caduti in acqua.

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